Presidenza di Thomas Jefferson

Presidenza Thomas Jefferson
Il presidente Jefferson in un dipinto di Thomas Sully
StatoBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Capo del governoThomas Jefferson
(Partito Democratico-Repubblicano)
Giuramento4 marzo 1801
Governo successivo4 marzo 1809

«Se per entrare in paradiso dovessi essere costretto ad appartenere a un partito politico, rinuncerei ad entrarvi... Sebbene la volontà della maggioranza debba sempre imporsi, questa volontà dev'essere ragionevole per potersi considerare giusta. Ogni divergenza di opinioni non è una diversità di princìpi.»

La presidenza di Thomas Jefferson ebbe inizio il 4 marzo 1801 con l'insediamento e terminò il 4 marzo 1809. Jefferson assunse l'incarico di terzo presidente degli Stati Uniti d'America dopo aver vinto le elezioni presidenziali del 1800, battendo il presidente in carica John Adams. In questa elezione il Partito Democratico-Repubblicano spazzò via il Partito Federalista avversario, inaugurando così una generazione di predominio nella politica degli Stati Uniti. Jefferson fu rieletto nel 1804. Dopo il secondo mandato, gli succedette il suo segretario di Stato James Madison, anch'egli affiliato ai Democratici-Repubblicani. Jefferson entrò in carica deciso a rivedere molte delle leggi del programma federalista votate negli anni 1790. La sua presidenza ridusse le tasse, le spese governative e il debito pubblico e abrogò gli Alien and Sedition Acts. Negli affari di politica estera i principali sviluppi furono il gigantesco acquisto della Louisiana da Napoleone nel 1803, l'embargo del 1807 contro il Regno Unito e la stessa Francia, ed il peggioramento delle relazioni con la Gran Bretagna, mentre gli Stati Uniti cercavano di rimanere neutrali durante le guerre napoleoniche che stavano travolgendo l'Europa.

Creò l'Accademia militare, usò la Marina militare per proteggere il naviglio mercantile dai pirati degli Stati barbareschi del Nordafrica e sviluppò un piano per proteggere i porti degli Stati Uniti da un'eventuale invasione straniera mediante l'utilizzo di piccole cannoniere (progetto che si rivelerà però inutile quando scoppiò la guerra anglo-americana). Autorizzò inoltre la spedizione di Lewis e Clark per esplorare il Territorio della Louisiana e il Nord-ovest Pacifico.

Nel corso del suo secondo mandato l'attenzione del presidente si concentrò sul procedimento penale a carico dell'ex vicepresidente Aaron Burr accusato di alto tradimento - ma che si concluse con un'assoluzione piena - e sulla questione dello schiavismo, in particolare la tratta atlantica degli schiavi africani la cui importazione dall'estero venne abolita. Nel 1806 denunciò il commercio internazionale di schiavi come una "violazione dei diritti umani" e chiese al Congresso di renderlo illegale; fu così approvata l'anno seguente una legge che vietava l'importazione di schiavi (Act Prohibiting Importation of Slaves).

La firma autografa del presidente Jefferson.

Le crescenti tensioni tra Stati Uniti e Gran Bretagna dominarono invece gli ultimi anni della presidenza, quando la Royal Navy britannica cominciò ad intimorire le navi statunitensi fino al punto di attaccarle apertamente. Jefferson rifiutò la prospettiva di una guerra, preferendo le minacce economiche e gli embarghi, che alla fine danneggiarono più gli stessi Stati Uniti che l'impero britannico. Le dispute continuarono anche dopo che Jefferson lasciò l'incarico, portando alla fine alla guerra anglo-americana del 1812.

Il giudizio su Jefferson è stato altalenante negli anni. Come risultato del suo contributo nel plasmare la filosofia politica repubblicana della nazione, è comunque costantemente inserito a primi posti nelle indagini degli storici accademici e dei politologi come uno dei presidenti più stimati della nazione (vedi classifica storica dei presidenti degli Stati Uniti d'America).

  1. ^ Citato in Mario Francini Storia dei presidenti americani Tascabili Newton 1996, pp. 18-19

© MMXXIII Rich X Search. We shall prevail. All rights reserved. Rich X Search